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Antonio Mangiola

E-mail: amangiola1971@gmail.com

PIETRO MENNEA LA FRECCIA DEL SUD

22.03.2013 08:56

Dalla metà degli anni '70 alla metà degli '80 circa la televisione era uno strumento unico di condivisione di tempo e visione. Non esisteva il web e, fino ad un certo punto, non esisteva neanche la TV commerciale, di conseguenza la scelta di programmi si riduceva ad un ventaglio di ben due canali due. C'erano degli appuntamenti che di fatto bloccavano tutto: i primi passi sulla luna, la partita della nazionale, Sanremo, la prima serata del Sabato, le dirette sportive con gli atleti italiani impegnati nella competizione avevano l'effetto dell'evento imperdibile. Non abituati a condividere i momenti storici del mondo, tutti ci piantavamo davanti alla TV per seguire le immagini in diretta dell'avvenimento di turno, rapiti dalle voci dei commentatori incaricati di accompagnare l'evento. 

Estate 1980, come al solito a Reggio Calabria, il caldo è asfissiante. A casa le finestre sono aperte nella speranza di raccogliere un pelo di vento come dei navigatori in mezzo alla calmeria di un mare. Mio padre è sul divano in soggiorno, la televisione è sintonizzata sul canale uno (Rai 1 per i più giovani), mia madre, come al solito, ha qualcosa da fare per casa, io e mio fratello stiamo giocando in balcone imitando dei campioni visti il giorno prima. Ecco la voce di papà, ci siamo, sta iniziando la finale dei 200 metri delle Olimpiadi di Mosca 1980. Pietro Mennea, un uomo del sud come noi, muove disordinatamente le gambe facendo danzare la muscolatura delle cosce. E' concentrato. Non è mai stato semplice per un ragazzo del sud emergere. Qualsiasi fosse il campo in cui ci si cimentava, si partiva sempre da uno svantaggio strutturale enorme rispetto al centro/nord italia, abissale rispetto al resto d'europa e del mondo. Pietro Mennea, la freccia del sud, appena l'anno prima, da studente di giurisprudenza, aveva preso parte alle Universiadi che si svolgevano a Città del Messico e, nonostante il suo fisico esile e poco "muscolare", non solo era riuscito a vincere la medaglia d'oro ma, addirittura, aveva stabilito il record del mondo con il tempo di 19'',72 (record che rimase imbattuto per ben 17 anni n.d.r.). Inutile dire che le aspettative erano altissime. Noi italiani e soprattutto noi italiani del sud avevamo ancora grossi complessi di inferiorità nei confronti di americani, russi, tedeschi, ecc.

Io e mio fratello facciamo uno scatto degno di due centometristi e ci catapultiamo sul divano con gli occhi pieni di aspettative. Anche mia madre si unisce al gruppo di visione, ma, come sempre, nell'ultimo secondo utile e dando l'ultimo colpo di straccio al mobiletto che incrocia nella strada che la porta al divano. La voce del telecronista è seria, serissima, istituzionale. All'epoca i telecronisti alla Caressa li dovevano ancora inventare. Ci siamo! Pietro Mennea si posiziona sui blocchi di partenza, l'emozione sale, anche noi ci irrigidiamo come se dovessimo partire per la competizione. Ecco lo sparo della pistola BANG! La freccia del sud parte dall'ottava corsia, quella più vicina rispetto al punto di vista della telecamera e quindi anche rispetto alla nostra. La pista di atletica è un ovaloide. Nei 200 metri si può intuire chi è candidato alla vittoria soltanto dopo l'uscita dalla curva dei 100 metri ed  è proprio lì che il nostro entusiasmo, il nostro tifo, la nostra speranza di riscatto subisce un colpo durissimo. In testa a 100 metri dal traguardo c'è il britannico Wells ed il nostro Pietro è addirittura quarto, fuori dal podio, con un distacco di tre metri circa dal primo. Si parla di secondi, frazioni, attimi che durano un'eternità. Noi ci crediamo e incoraggiati dal telecronista incitiamo il nostro atleta che pare sentirci e, con un'accellerazione irreale a vedersi, incomincia chiaramente a recuperare centimetri su centimetri agli avversari. La linea del tragurdo è li, proviamo anche noi a dargli una mano, con le nostre grida, i nostri cuori che battono a ritmi altissimi. Pietro Mennea recupera, recupera, recupera e proprio sulla linea del traguardo, con il tempo di 20'',19 riuscì a superare di appena due centesimi di secondo il campione britannico Allan Wells. Un boato fuoriuscì dalle finestre aperte per il caldo e ci avvolse tutti regalandoci un'emozione che rimarrà per sempre indelebile nelle nostre menti e nei nostri cuori. GRAZIE PIETRO! https://www.youtube.com/watch?v=L43ncvtEkIk