Quarantaquattro è un numero che evoca una canzoncina da bambini, filastrocca che continuiamo a cantare anche da adulti e che, a nostra volta, lasceremo come eredità popolare anche ai nostri figli che, a loro volta, trasmetteranno anche alle generazioni future. Quando eravamo bambini, adolescenti, ragazzi bastava pronunciare la parola quarantaquattro per farci sorridere e per far partire un coretto su dei gatti che ordinatamente si posizionavano in fila per tre con tanto di disavanzo matematico. Adesso che quarantaquattro non è più solo un numero totale di felini ma anche gli anni che ci legano a questa esistenza la filastrocca continuiamo ad intonarla ma con un ghigno più serioso e contemplativo dei giorni che passano. Ma il tempo non scorre in egual modo per tutti. Ci sono persone fortunate, come te, che possono permettersi di andare fieri degli anni compiuti perchè conservano nello spirito e nel fisico quella freschezza che gli permette un vantaggio di un lustro rispetto alla maggioranza dei coetanei che invece il lustro se lo sono presi per eccesso e non per difetto. La matematica non è mai stato il mio forte. Non amo i numeri e le cifre e, anche quando mi applico, li uso con distacco pragmatico consapevole che non sono opinabili ma neanche condizionanti dello spirito con cui mi avvicino agli stessi. Oggi voglio sorridere e godermi quello che ho, abbandonando, anche solo per ventiquattro ore, tutti i miei perchè. Voglio portarti con me in una giornata in cui, complice la primavera, abbandoniamo le logiche e ci alieniamo da quelle che sono le nostre conoscenze ipotetiche-deduttive vivendo incoscientemente uno spazio e un tempo che sia tutto nostro consapevolmente trasportati in un luogo che per gli altri non esiste e che per noi è sempre lì. Basta andarci...
