Cerca nel sito


Contatti

Antonio Mangiola

E-mail: amangiola1971@gmail.com

ELEZIONI 2013: VINCE GRILLO, PERDE BERSANI, RIMONTA BERLUSCONI, FLOP MONTI E RENZI...

26.02.2013 09:19

Dopo una nottata passata a ragionare sugli spiccioli, in mattinata si scopre che, per poco più di 120mila voti, è il Partito Democratico ad aggiudicarsi, grazie al porcellum, il premio di maggioranza alla Camera mentre al Senato, dove i seggi vengono assegnati in base ai voti ottenuti regione per regione (sempre grazie al porcellum), la coalizione di centro sinistra impatta con la coalizione del centro destra che, con una rimonta degna di uno speciale della trasmissione tv "Sfide", ottiene il massimo considerando la differenza di 10 punti data da tutti i sondaggi ad inizio campagna elettorale, rendendo di fatto ingovernabile il paese.

Fin qui i risultati dal punto di vista della governabilità. La mia analisi, sincera e non schierata, non può non tenere conto dei risultati dei singoli protagonisti della contesa.

La prima menzione è senza ombra di dubbio per l'enorme vittoria del Movimento 5 stelle che ottiene oltre il 25% delle preferenze nazionali (alla prima partecipazione alle politiche) e diventa il primo partito in Italia. Beppe Grillo non ha ottenuto questo risultato per caso, con il populismo, l'anti politica o per fortuna, ma con un lavoro capillare sul territorio ed una campagna elettorale fisica, che è si partita dal tanto amato web, ma che poi si è sviluppata ed ha trovato compimento, con un tour elettorale con più di 70 appuntamenti con i quali ha coperto totalmente il territorio nazionale e che è culminato in Piazza San Giovanni (pienissima) luogo cult della sinistra italiana. In poche parole, mentre tutti i principali partiti nazionali si "chiudevano" in blindatissimi teatri e centri conferenze, selezionando gli invitati e proteggendosi dalle eventuali (direi ovvie) invettive del popolo italiano, Beppe Grillo ha affrontato le piazze, i problemi e la realtà comune partendo dal basso e non da lussureggianti palazzi di potere. Adesso bisogna però passare dalle parole ai fatti e la speranza è che il Movimento 5 stelle riesca a mantenere questa sua "purezza" anche nei palazzi di Roma.

La seconda menzione è per il perdente acclarato di qesta tornata elettorale: Pierluigi Bersani ed il PD. La coalizione di centro sinistra alle dimissioni del governo tecnico di Monti, secondo tutti i sondaggi, partiva con un vantaggio di oltre dieci punti rispetto al centro destra di Berlusconi e, in poche settimane, è  riuscito a farsi recuperare tutto lo scarto e tagliare il traguardo spalla a spalla (o testa a testa termine usatissimo ieri durante lo spoglio) con l'avversario politico. E' l'ennesima sconfitta (o non vittoria se si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno) per una parte politica che dimostra di non avere idee e programmi che combacino con le richieste della gente comune, chiuso in rigidissime regole di apparato di politico, incapace di muovere le folle nonostante una presenza capillare sul territorio e lontano, lontanissimo, da quello che è il "termometro" della piazza abbandonata (sbagliando) per scelta e/o per convenienza. Sono stati, quantomeno, complici dei disastri degli ultimi vent'anni in Italia ma continuano a presentare le stesse facce che cantano la stessa solfa anti-Berlusconiana giocando in modo irritante il ruolo di chi non ha avuto responsabilità di governo ma che, quando le ha avute, non ha fatto nulla di concreto rispetto a quello che ci segnalano come problematico nel nostro paese da anni (legge elettorale, conflitto di interesse e ringiovanimento dei quadri su tutto). Bersani ha perso ed ha perso male. A questo punto, il ricambio generazionale sembra imprescindibile e la speranza, per loro e per dare un'alternativa al paese, è irrimandabile.

La terza menzione è d'obbligo per il PDL di Berlusconi per cui si fa il ragionamento opposto scritto appena su per Bersani. Partito con uno svantaggio apparentemente irrecuperabile, anche questa volta, con promesse, promessine, ammiccamenti ed un tour de force mediatico degno di un trentenne, ha recuperato quasi tutto rischiando addirittura di vincere. Certo è emblematico ed incomprensibile questo risultato. Dopo un ventennio politico dove il Cavaliere ha stra governato con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: scandali, processi, leggi ad personam, vita privata quantomeno discutibile, promesse non mantenute, aumento della forbice tra chi è ricco e chi è povero, e quant'altro, Berlusconi ottiene il pareggio al Senato e sfiora la vittoria alla camera. Il merito di questo risultato può anche essere attribuito alla sua capacità di "vendita" ma è sicuramente il segnale che una parte di italiani (1 su 3 per essere precisi) voti ancora PDL per una mancanza di alternativa seria. Bisogna prendere atto che esiste un elettorato di destra, come è giusto che sia, e come è in tutte le democrazie mondiali, ma bisogna prendere anche atto che la disaffezione alla politica fa si che la grande maggioranza degli italiani non segue i contenuti nella loro complessità e che basti una promessa di restituizione cash dell'IMU, appena pagata, per far saltare tutti gli equilibri, creando code nei patronati e facendo passare al 30% dei nostri connazionali l'idea che è meglio che vinca Silvio almeno, in un periodo di crisi come questo, ci permetterà di continuare a rubacchiare qui e lì e quindi di sopravvivere senza interessarci di cosa lasceremo da pagare ai nostri figli. D'altra parte è giusto che si dica che la nostra situazione economica e di debito è stata creata dai nostri genitori a cui i governi della prima repubblica hanno permesso di poter fare i comodi loro.

La quarta menzione è tutta per il Senatore a vita Mario Monti. Salito alla ribalta della cronaca un' anno e mezzo fa quando la politica italiana alzò bandiera bianca rispetto alle richieste che la comunità europea ci chiedeva, e, costatata l'incapacità dei "nostri" partiti di poter o voler gestire la crisi, fù nominato presidente del consiglio non eletto di un governo tecnico. Monti ha lavorato per diciotto mesi circa con una maggioranza bulgara alle camere, con il totale appoggio dell'Europa e di, quasi, tutti gli organi di stampa. Una condizione più che ideale con tappeti rossi dovunque passava e con la speranza che, finalmente, una figura estranea alle logiche elettorali, facesse le cose che servono, ma che le facesse in modo verticale. In realtà l'esperienza Monti si è conclusa con un disastro per l'Italia. Il bocconiano è riuscito ad annientare completamente la già traballante classe media prendendo i soldi dov'era facile prenderli e non facendo praticamente nulla per riequilibrare la sistuazione economica in Italia. I negozi chiudono, le ditte chiudono, l'offerta di lavoro non esiste, le famiglie sono costrette a vendere l'oro, ed il mercato è alla paralisi. La scelta giusta per Mario Monti sarebbe stata quella di tornare a fare il professore alla Bocconi ma, il senatore a vita, si è fatto ingolosire dal prestigio ed i consensi ottenuti in Europa e non ha tenuto conto che in Italia la sua agenda e la sua politica del rigore aveva successo come una confezione di tortellini con carne di cavallo. Il risultato è flop annunciato. Caro Senatore Monti spero, per lei, che adesso sia chiaro cosa pensa il popolo italiano, delle sue politiche, di Fini, Casini e compagnia bella.  

Concludo con il menzionare un risultato che non c'è. Con la retorica dei se e dei ma. Con una sensazione che prende corpo nelle chiacchiere da bar. Possiamo considerare Matteo Renzi vincitore di questa tornata elettorale alla pari o appena sotto Beppe Grillo? Io direi che un'analisi di questo genere va sicuramente fatta. Il popolo italiano tutto chiedeva un rinnovamento, chiedeva volti nuovi, chiedeva giovani al potere, chiedeva il pensionamento di una classe politica che ha abbondantemente dimostrato l'assoluta incapacità di governare e di rappresentarci. Il centro sinistra aveva questo jolly in mano. Berlusconi lo avrebbe voluto più di Balotelli al Milan ma, Matteo Renzi, è stato sconfitto dalle primarie del PD, si è scontrato contro l'apparato politico che nessuno sopporta e nessuno vuole più e, nonostante il gradimento trasversale del paese lo segnalasse come candidato ideale per una rinascita, il sindaco di Firenze è stato posizionato ai margini di una campagna elettorale come band di supporto in un concerto. In questa mia analisi sui risultati elettorali non voglio spendere ulteriori parole per ipotizzare scenari che, attualmente, non ci sono ma, se davvero tra qualche settimana torneremo alle urne costatata l'ingovernabilità, sarebbe ora che il PD faccia un bagno di umiltà costatata l'icapacità di vincere e la mancanza di appeal nell'elettorato e non bruci un talento che possa far crollare un'equilibrio insopportabile che da anni paralizza le decisioni politiche italiane costringendoci a sopportare le minacce o le richieste di questo o quel partitino in rappresentanza di nessuno.

@MangiolaAntonio